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Gustavo Petro: la Colombia e la sua «bellezza insanguinata» dalla guerra alla droga

Gustavo Petro alle Nazioni unite
ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU. Il j'accuse del presidente colombiano: dall'Iraq all'Ucraina le guerre sono «servite da scusa» per non agire contro la crisi climatica
Pubblicato circa 13 ore faEdizione del 23 settembre 2022
Claudia Fanti
Ha fatto
grande impressione, in Colombia e non solo, il discorso pronunciato da Gustavo Petro all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Un tale atto di accusa verso il potere mondiale, duro e al tempo stesso poetico, si era del resto ascoltato raramente all’Onu e di certo mai da parte di un presidente colombiano.
Petro ha esordito con un inno alla bellezza del suo paese, terra «di farfalle gialle e di magia» in cui la vita risplende in tutta la sua lussureggiante forza, dalla foresta amazzonica
alla giungla del Chocó, fino alla cordigliera delle Ande e agli oceani. Ma dalle montagne e dalle valli di ogni sfumatura di verde, ha proseguito, non scendono solo acque abbondanti, ma anche «torrenti di sangue»: la Colombia è un paese dalla «bellezza insanguinata», dove la biodiversità erompe «tra le danze dell’orrore e della morte». Chi è allora «il colpevole di rompere l’incanto con il terrore»?
Il presidente ha puntato l’indice contro la guerra alla droga, che è, anche,
guerra alla natura. Per distruggere la pianta di coca, la pianta sacra degli Incas, si gettano veleni sulla vegetazione e si scatenano incendi che distruggono, insieme alla coca, milioni di altre piante: «La foresta brucia, signori, mentre voi giocate alla guerra. La foresta, il pilastro climatico del mondo, scompare con tutta la sua vita».
E mentre viene demonizzato «lo spazio della coca e dei contadini che la coltivano perché non hanno altro da coltivare», mentre un milione di
latinoamericani vengono assassinati in questa guerra e due milioni di afroamericani vengono arrestati, mentre «ipocriti distruggono le piante per occultare i disastri di una società talmente competitiva da condannare alla «solitudine del cuore», «ci viene chiesto carbone e ancora più carbone, petrolio e ancora più petrolio, per calmare l’altra dipendenza: quella dal consumo, dal potere, dal denaro».
Eppure, ha denunciato Petro, «cosa è più velenoso per l’umanità: la cocaina o il
durata la guerra contro la droga e, se non si volterà pagina, «questa si prolungherà per altri 40 anni», durante i quali un altro milione di latinoamericani verrà assassinato e quasi tre milioni di giovani moriranno negli Stati uniti per overdose da fentanyl, «che non si produce nella nostra America latina».
La verità è sotto gli occhi di tutti: «La guerra contro le droghe è fallita. La lotta contro la crisi climatica è fallita». La scienza ha suonato l’allarme ma non è stata
ascoltata e la guerra – l’invasione dell’Ucraina, ma anche dell’Iraq, della Libia e della Siria – «è servita da scusa» per non agire contro la crisi climatica.